Disegnavo pappagalli verdi alla fermata del metrò

Storia di Malis e dei suoi disegni che rendono i sogni realtà

Ahmed Malis è un ragazzo come tanti, nato nella periferia di Milano da genitori immigrati dall’Egitto. Ma Ahmed ha anche qualcosa di unico e speciale, un talento innato per il disegno. Una dote straordinaria che il ragazzo coltiva da autodidatta non potendo permettersi di frequentare, come sogna, l’accademia d’arte.
La sua potrebbe essere una storia di sogni che si infrangono, di rabbia e di frustrazione, se non fosse che invece, questa volta, c’è la possibilità di scrivere un finale diverso. Infatti, grazie all’incontro con l’educatore di un centro di aggregazione giovanile, che crede nel talento e vuole dare ai suoi ragazzi la possibilità di trovare la propria strada nella vita, Ahmed riesce a iscriversi alla Naba e a iniziare un percorso d’artista. Oggi Ahmed Malis è diventato il protagonista di Disegnavo pappagalli verdi alla fermata del Metrò, dedicato ai tanti giovani che hanno talento, idee e voglia di fare.
Nicoletta Bortolotti, nota autrice di libri per ragazzi, ha raccolto infatti la storia di questo giovane artista tra passioni e speranze, rabbia, illusioni e voglia di far sentire la propria voce. 

Nicoletta, come si è avvicinata alla storia di Ahmed? Perché ha sentito il bisogno di raccontarla?

Avevo letto diversi anni fa la sua incredibile storia sul “Corriere della Sera”, dove Ahmed aveva pubblicato anche alcuni suoi disegni spettacolari. Mi ha subito incuriosita. In genere non sono io che cerco le storie, ma le storie che mi vengono a cercare. L’articolo narrava inoltre di un misterioso benefattore che aveva aiutato Ahmed, e di una città, Milano, che aveva fatto il tifo per lui. Ho subito contattato il Cde Creta, il Centro di aggregazione giovanile che Ahmed e i suoi fratelli, Islam e Amina, frequentano, ho conosciuto l’educatore Luca Sansone e mi si è aperto un mondo. Il mondo di un’adolescenza vissuta in periferia con tanti sogni e pochi mezzi per realizzarli... L’unico luogo dove, come scrive Tupac, se la realtà è sbagliata i sogni sono veri.

Come avete lavorato al libro? Come si svolgevano i vostri incontri?
In una prima fase Luca mi ha raccontato la storia di Ahmed e di alcuni ragazzi che frequentavano il centro. Poi ho incontrato direttamente Ahmed, Islam che fa musica rap e Amina che sta per laurearsi in legge, in un baretto del quartiere Giambellino. Abbastanza vicino al bar frequentato da Ghali. La scena era classica: caffè, cornetto alla marmellata, blocco e penna, mentre loro, simpaticissimi, mi raccontavano la propria storia. Ho cercato di camminare per mesi “nelle loro Nike”, di immergermi nella cultura street, rap e hip hop da cui provengono, calandomi nel loro linguaggio, nel loro mood. E io, madre di famiglia, tornavo a casa arricchita dall’entusiasmo e dalla voglia di fare e… un po’ più giovane! (Dentro…)

Ahmed nella sua pagina FB ha dichiarato che questo libro “Sarà voce per chi si è sempre sentito tagliato fuori, illuso... per chi non ha mai avuto regali dalla vita”. Come è cambiata la vita di questo ragazzo e in che modo la sua storia può essere di stimolo per i suoi coetanei?
Per ora la sua vita continua come prima fra studio, arte, musica e amici. Duramente messo alla prova dal lockdown, ha dimostrato come sempre molta forza e molta anima.
Ahmed è un ragazzo maturo per la sua età e il messaggio che propone ai coetanei è quello di non mollare mai, di provare e riprovare a fare quello che si ama, finché si riesce. Inoltre, apprezza l’autenticità e, agli abiti firmati e all’apparenza, preferisce l’original e il flow.