Giorgio Manganelli

Giorgio Manganelli fu narratore, critico, giornalista, saggista. Demistificatore, visionario. Mai solo ed esclusivamente scrittore. Nato a Milano nel 1922, quello di Manganelli, scomparso a Roma nel 1990, fu come un “ricatto dalle parole”, come egli stesso lo definì in Laboriose inezie (1986). Romano di adozione fin dal 1953, Manganelli divenne recensore e critico e collaborò con numerose riviste di quegli anni: “Il Giorno”, “L’Illustrazione italiana”, “Grammatica”, nonché la rivista “Quindici”. Manganelli fu anche traduttore, di Poe in particolare, su suggerimento e proposta di Calvino. E fu viaggiatore. Spirito inquieto che viaggia verso l’India, la Cina e la Malesia, affascinato da questi luoghi del possibile, da queste realtà collettive, mosso dalla propria curiosità verso il mondo. Tra le sue opere più importanti ricordiamo: Hilarotragoedia (1964), Agli dei ulteriori (1972), Pinocchio: un libro parallelo (1977), Centuria (1979), Angosce di stile (1981), Laboriose inezie (1986), Improvvisi per macchina da scrivere (1989), Esperimento con l’India (1992), Il rumore sottile della prosa (1994), La notte (1996), L’infinita trama di Allah. Viaggi nell’Islam 1973-1987 (2002).