Tralummescuro: un mondo antico sospeso tra il giorno e la notte

Sopra il fiume che canta, sopra il mulino, sopra i campi un tempo solcati da mulattiere, uomini e animali, sopra le nuove fabbriche e gli edifici abbandonati, sopra le osterie ancora aperte il sole splende alto nel cielo. Poi, verso sera, comincia a piegare verso il monte, e scende una luce più tenue e sospesa. Noi da queste parti abbiamo un nome per quest’ora, un’ora che è di tutti, un’ora che è pace e presagio.

La chiamiamo tralummescuro: tra la luce e la notte.

Lungo la montagna, vedi la linea d'ombra che sale lenta lenta poi vien buio.

Possiamo dirlo: con «Tralummescuro» Francesco Guccini è finalmente tornato a cantare.

Nel racconto sincero e appassionato della sua terra, il suo piccolo mondo antico racchiuso tra le fronde e la manciata di case che delimitano la località di Pàvana, la sua voce ha trovato un timbro quasi sospeso, che riecheggia di parole antiche e si adagia sul ritmo lento di un paese rimasto fuori dal tempo.

All’interno della raffinata partitura del libro, che oscilla senza sosta ma con posata lentezza tra elegia e ballata, poesia e commedia, Guccini riesce ad armonizzare dialetto pavanese e coltissime citazioni poetiche, facendo riecheggiare nei silenzi della montagna ricordi di infanzia e memorie collettive, sedimentate strato su strato, generazione dopo generazione.

Giocando con le parole, i suoni e le atmosfere, il cantautore modenese si dimostra ancora una volta grande scrittore. Senza mai abusare del facile strumento della malinconia, Guccini preferisce invece cesellare, pagina dopo pagina, una grande storia corale, una ricca polifonia di voci capace di ricreare, attraverso la rievocazione di personaggi, mestieri, aneddoti, proverbi e piccoli gesti quotidiani, un passato lontano e ormai perduto, ma forse ancora capace di far giungere la propria voce a chi in futuro avrà la pazienza di voler ascoltare.

Francesco Guccini

È nato a Modena nel 1940. Cantautore-poeta e scrittore di assoluta originalità, è un mito per generazioni di italiani. Esordisce nel 1989 con Cròniche Epafániche per pubblicare poi: Vacca d’un cane (1993), Racconti d’inverno (1993; con Giorgio Celli e Valerio Massimo Manfredi), La legge del bar e altre comiche (1996), Cittanòva blues (2003), i due volumi del Dizionario delle cose perdute (2012 e 2014), Un matrimonio, un funerale, per non parlar del gatto (2015), Tralummescuro (2019, premio Selezione Campiello) e Non so che viso avesse (2020) che – così come il disco L’ultima Thule con cui ha concluso la sua carriera musicale – hanno avuto uno straordinario successo.

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