Pericoli, paure e contagio del panico. Intervista con Paolo Legrenzi

Incertezza e preoccupazioni, mai come in questo momento contaminano il fare quotidiano di tutti noi. Si richiede una maggiore consapevolezza di come le emozioni “nuove” che si stanno affacciando nella vita di tutti, anche dei nostri studenti, possano in qualche modo ostacolare o rendere più difficile l’apprendimento. Come aiutare i bambini e i ragazzi a gestire paure e incertezze generate dal vissuto psicologico delle emozioni individuali e collettive? E come la psicologia delle emozioni può aiutare gli insegnanti nello svolgimento del loro ruolo di educatori?

Abbiamo intervistato direttamente Paolo Legrenzi, Professore Emerito di Psicologia all’Università Ca’ Foscari di Venezia, e autore del progetto costituito da un videocorso e un libro che ci aiuta a comprendere come sia importante distinguere le emozioni positive da quelle negative e come indirizzare le paure giuste verso comportamenti adeguati, attraverso lo sviluppo del pensiero critico che da sempre la scuola contribuisce a costruire.

DOMANDA In questo momento così difficile a causa della pandemia da Coronavirus, la quotidianità sui banchi di scuola è stata interrotta richiedendo necessariamente a tutti gli insegnanti di cambiare i propri modi di fare didattica e di gestire le relazioni con gli studenti. A fianco di questi cambiamenti esiste il vissuto psicologico delle emozioni individuali e collettive che mai come ora possono generare paura o incertezza. Come la psicologia delle emozioni può aiutare gli insegnanti nello svolgimento del loro ruolo da educatori che li vede in prima linea?

RISPOSTA Le emozioni sono una componente importante nell’apprendimento e in questo momento particolarmente complesso e difficile dobbiamo tener conto anche di come ciò che stanno vivendo i bambini e i ragazzi possono influenzare il loro vissuto. Le ricerche della psicologia delle emozioni ci dicono che esistono emozioni negative che possono frenare l’apprendimento, pensiamo per esempio alla paura che può portare l’allievo a pensare di non essere portato per una determinata disciplina, di non essere in grado di comprenderla perché difficile e quindi di abbandonarne lo studio. Se pensiamo alla situazione attuale, possiamo prendere consapevolezza di come emozioni “nuove” si siano affacciate nella vita di tutti e quindi anche dei nostri studenti. Dobbiamo essere consapevoli anche di come queste nuove emozioni di incertezza e insicurezza per il futuro possano influenzare il loro apprendimento, ostacolandolo o bloccandolo. I bambini e i ragazzi ora possono provare molta più paura di sbagliare rispetto a prima, di non poter recuperare le prestazioni insufficienti in tempo, di non saper affrontare adeguatamente la didattica a distanza. E inoltre possono avere paura anche di tutto quello che sta accadendo nel loro contesto di vita e nel mondo. Si possono sentire confusi per le informazioni che colgono dagli altri, spaventati per le reazioni dei familiari che magari non comprendono appieno, preoccupati per le limitazioni alle loro libertà. Questo momento diventa perciò un’occasione per aiutare i nostri allievi a comprendere meglio i loro vissuti e le loro emozioni, soprattutto quando si tratta di paure, e a sostenerli nello sviluppare una maggiore autonomia. In questo senso, quindi, è opportuno non seguirli troppo, tappa per tappa, nel processo di apprendimento, per dare loro modo di auto-responsabilizzarsi e di iniziare a considerare l’apprendimento non come un obiettivo posto dalla scuola, che possono percepire come più lontana in questo momento, ma come un obiettivo che loro stessi si sono posti. Bisogna seguire l’allievo da lontano, incoraggiandolo, in modo che: • non cerchi di usare il “senso comune” e il sentito dire per colmare le “ignoranze” sue e altrui quando si trova di fronte a situazioni impreviste e a emozioni negative; aiutiamolo a rivolgersi ai veri esperti cercando informazioni affidabili, a valorizzare ciò che ha imparato, insegnandogli a usare le conoscenze della scuola per interpretare quello in cui è immerso, per esempio a capire e a usare la lettura dei numeri e delle tabelle per comprendere quello che sta succedendo intorno lui; • impari ad accettare i suoi limiti, riducendo il senso di invulnerabilità che spesso caratterizza i ragazzi, e a “muoversi” entro i limiti imposti da una determinata situazione, in modo che li percepisca come utili in una circostanza complessa come quella attuale. Inoltre è importante che non si focalizzi solo sui propri limiti e su ciò in cui non riesce, guidandolo a non lasciarsi andare a visioni pessimistiche. Infatti, anche negli scenari peggiori, è sempre possibile che qualcuno trovi un rimedio e che il mondo cambi in modo favorevole, senza che noi ce l’aspettiamo; • lavori per prepararsi e arricchire le proprie capacità, evitando che l’accettazione dei propri limiti conduca a pigrizia e fatalismo. In questo modo i nostri allievi saranno più preparati quando dovranno affrontare difficoltà non pensabili e non prevedibili come quella attuale, saranno più forti, e non rassegnati, perché impareranno che nel ventaglio delle loro capacità e delle loro forze emotive ci sono risorse disponibili al momento opportuno; • poiché non conosciamo il futuro, soprattutto in un momento in cui il tempo è sospeso come questo, impari a dare “risposte gentili” agli altri, quindi a esercitare un “principio di carità” nei confronti degli altri e un “principio di speranza” nel futuro, perché le persone e le situazioni possono migliorare.

DOMANDA Quali sono le nostre reazioni quando ci si trova davanti a qualcosa di inaspettato e per il quale nessuno si era preparato? Come possiamo distinguere le paure giuste da quelle sbagliate?

RISPOSTA Temiamo ciò che è sconosciuto, inatteso, impressionante perché non lo abbiamo mai vissuto prima e non sappiamo come comportarci. Infatti proviamo molta meno paura quando conosciamo il pericolo che abbiamo di fronte, quando ne comprendiamo la causa e il perché ci fa paura. La paura è una risposta evolutiva dell’uomo, selezionata durante i secoli per consentire la sopravvivenza della specie; tutt’ora è utile perché ci fornisce il segnale che qualcosa non va, che ci troviamo di fronte a qualcosa che può essere pericoloso. L’assenza di paura e di preoccupazioni, infatti, ci impedisce di sviluppare abilità e competenze utili per superare le difficoltà. Questa è la funzione educativa della paura, che ci permette di mettere in atto comportamenti che ci proteggono, proprio come di fronte a eventi pericolosi quali l’attuale pandemia. Le paure sono utili alla nostra sopravvivenza, ma dobbiamo distinguere tra “paure giuste” e “paure sbagliate”. Le prime sono quelle commisurate ai pericoli reali, cioè per quelli sono davvero pericolosi e non per ciò che appare pauroso, le seconde sono invece quelle slegate dai pericoli reali e obiettivi. Inoltre, le paure possono essere apprese: i bambini imparano ad aver paura di qualcosa osservando gli adulti che sono loro accanto, mentre manifestano la paura. E questo meccanismo avviene anche tra adulti. Noi non viviamo da soli, ma insieme agli altri, quindi le paure individuali possono trasmettersi alle persone che abbiamo accanto e diventare così panico collettivo attraverso un “contagio delle paure”.

DOMANDA Come possiamo orientare al meglio i nostri pensieri, emozioni e comportamenti – individuali e collettivi ¬– per rimettere in moto il circuito della speranza e della progettualità futura?

RISPOSTA In questo momento di incertezza, in cui è difficile fare previsioni, dove il tempo è sospeso e ciò che viviamo dipende da variabili complesse e non controllabili, è probabile che le emozioni negative prendano il sopravvento. Dobbiamo quindi trovare un equilibrio, perché questo periodo di emergenza finirà e dovremo essere “pronti” a ripartire. In questi giorni di preoccupazioni e paure è perciò necessario non farsi abbattere, non farsi prendere dall’immaginazione negativa creandoci scenari tragici e pensando solo al peggio. È essenziale allora “allenarci” ad avere un atteggiamento positivo verso il futuro, e possiamo farlo con la speranza e con l’ottimismo. Oggi si sta affermando una forma nuova di ottimismo, che richiede fatica e impegno ed è basato sulla conoscenza. Per affrontare situazioni inattese che generano paura è quindi importante leggere, studiare, conoscere, attenerci ai fatti, comprendere a cosa sono dovute le nostre paure. La preparazione ci dà ottimismo per il futuro. Il secondo aspetto, forse ancora più importante, riguarda la “speranza”, intesa come speranza di riuscire ad affrontare la situazione, che tutto vada per il meglio. È il più forte motore di natura emotiva che possediamo per superare pericoli sconosciuti: ci permette di vedere delle alternative, di trovare delle vie d’uscita. Ma il circuito della speranza va sostenuto e per farlo dobbiamo imparare a fare due cose: ad attenerci ai fatti, o alle descrizioni di tali fatti compiute da fonti affidabili, e a non confondere le cause, cioè ciò che determina un evento in modo chiaro e diretto, con le concause, ossia un insieme di cause che agiscono insieme nel determinare l’evento. Non confondere cause e concause significa non attribuire a un’unica causa un fenomeno che in realtà è determinato dall’azione di più cause congiunte e così facendo comprendere davvero i pericoli che ci circondano e avere le “paure giuste”.

DOMANDA Come gli insegnanti in questo momento possono aiutare i propri allievi nel gestire le emozioni positive e negative e quindi aiutarli a conoscerle e a distinguerle senza sottovalutare i pericoli?

RISPOSTA Gli insegnanti in questo momento sono chiamati, come abbiamo visto, a tener maggiormente in considerazione i vissuti e le emozioni dei ragazzi, che potrebbero essere più difficili da cogliere proprio per la distanza imposta dall’emergenza. Possono farlo aiutando gli allievi a capire le proprie emozioni, a individuare le paure giuste, a conoscere e a vedere le minacce reali per evitare che siano ciechi di fronte al pericolo, guidandoli nel distinguere il pericolo vero da quello immaginato, a reagire in modo adeguato alle situazioni pericolose mettendo in atto tutti i comportamenti corretti necessari. Inoltre gli insegnanti trasmettono non solo con le parole, condividendo informazioni e conoscenze, ma anche attraverso il loro esempio, i loro comportamenti e i loro atteggiamenti. Dovranno quindi porsi loro stessi come modelli competenti nell’interpretazione dei pericoli e nell’espressione delle paure e trasmetterne una visione equilibrata, aiutandoli a comprendere la natura dei pericoli e ad accettare le paure “giuste”, ma bloccando sul nascere la formazione di emozioni negative e l’ansia. Dovranno quindi accompagnarli nel crearsi una “corazza” che possa servire nelle diverse circostanze, proprio perché costruita sulla base della valutazione corretta dei pericoli che li circondano.

DOMANDA Quali sono i suggerimenti che si sente di dare agli insegnanti per assumere comportamenti adeguati verso i propri studenti e cercare di indirizzare le emozioni verso lo sviluppo di un pensiero critico che li aiuti?

RISPOSTA Come abbiamo detto prima, i bambini e i ragazzi devono imparare a distinguere i pericoli veri da quelli immaginati e sviluppare “paure giuste”. In linea generale è quindi importante non nascondere i pericoli agli allievi, perché hanno bisogno di imparare che il mondo non solo è pericoloso, ma contiene anche una certa quantità di imprevedibilità e quindi è necessario accettare il tasso di incertezza da cui derivano alcuni pericoli. In situazioni di emergenza come quella dell’attuale epidemia è anche essenziale fornire tutte le informazioni che possano servire per capire che cosa sta accadendo. Poi abbiamo visto che dobbiamo aiutarli ad avere le giuste paure, facendo in modo che siano fondate e che non si trasformino in ansia, che potrebbe frenarli e bloccarli sul piano emotivo e su quello degli apprendimenti. Questo però non significa che dobbiamo eliminare completamente le paure: sono utili e possono anche fornire la spinta alla preparazione, all’impegno e a tutto ciò che rende più probabile il superamento di una prova, cioè permette di acquisire quella “solidità” funzionale alla crescita. Infine, è fondamentale insegnare loro a ragionare in modo autonomo, a informarsi adeguatamente da fonti affidabili, a cercare di comprendere cause e concause che determinano un evento, a leggere e interpretare le informazioni e i dati. E si deve insegnare loro a “dubitare”, a mettere in discussione le tesi altrui e le proprie, prendendo in considerazione il punto di vista degli altri, cioè sviluppando un pensiero critico, con la consapevolezza che le informazioni che ricevono vengono filtrate dagli altri, che potrebbero non avere sufficienti conoscenze per essere considerate “fonti affidabili”.

SCOPRI QUI IL VIDEOCORSO ONLINE