Andrea Maggi, il prof del Collegio, racconta la generazione Z

Andrea Maggi non è un professore di lettere qualsiasi: chi ha seguito e amato la trasmissione di Rai 2 Il Collegio lo conosce bene perché è il carismatico professore di lettere, quello che riesce a tirare fuori dai suoi recalcitranti studenti televisivi vere emozioni e tanta autenticità. Andrea Maggi ha scritto un romanzo, Conta sul suo cuore, i cui protagonisti sono ragazzi come tanti, con i loro problemi e le infinite risorse della loro età. Lo abbiamo incontrato e gli abbiamo chiesto di raccontarci qualcosa del libro e del suo rapporto con gli adolescenti.

Di cosa parla Conta sul tuo cuore?
Racconta di alcune ragazze e alcuni ragazzi di una quinta liceo classico arrabbiati con il mondo e con se stessi, che non hanno le idee chiare per il futuro, e del loro professore di italiano, che per aiutarli a ritrovarsi decide di portarli in un rifugio di montagna, lontano dal loro “habitat” urbano, dalle comodità e dalla tecnologia.

Come è nata l’idea di questo libro?
Osservando i ragazzi di oggi, che sono come i ragazzi di ieri e come quelli di domani: inquieti sognatori e ribelli per principio. Gli adulti spesso si limitano a criticarli, a giudicarli e a sottovalutarli, dimenticando di essere passati per quella fase turbolenta della vita in cui ci si sente Dio e contemporaneamente si sente di valere meno di zero. Volevo raccontare i giovani d’oggi senza dare giudizi morali, facendo divertire e pensare allo stesso tempo.

Hai un personaggio in cui ti identifichi o che preferisci?
Un po’, anzi, parecchio, mi identifico nel professore di italiano, Roberto Elpidi. Mi ci sono affezionato molto. È un personaggio carismatico, ma ha qualche conto in sospeso con il passato. Apparentemente è una guida sicura, ma anche lui è alla ricerca di qualcosa. Mi son divertito a svelarlo pian piano nel corso della storia. Vorrei che attraverso questo personaggio i miei lettori capissero una cosa davvero importante, soprattutto nel momento storico che stiamo vivendo: non si può essere felici da soli. Il mio personaggio preferito è però Pedro, perché è un ribelle al cento percento. La sua storia è letteralmente tatuata sul suo corpo ed è convinto di non avere niente da nascondere agli altri né da imparare da quell’esperienza in montagna. Invece anche lui, come tutti gli altri, scoprirà molti lati nascosti di sé di cui non immaginava nemmeno l’esistenza.  

Comunicare con gli adolescenti è molto difficile per gli adulti, ma tu ci riesci, lo abbiamo visto al Collegio. Qual è il tuo segreto?
È molto difficile instaurare un rapporto di fiducia con gli adolescenti. Loro osservano il mondo degli adulti con estrema attenzione e, se da un lato ci sentono predicare bene, poi constatano che nella vita diamo prova di essere ipocriti, scorretti, incoerenti, corrotti, immorali e talvolta amorali. Come possono fidarsi di noi, se noi stessi diamo prova di non rispettare le nostre stesse regole? Come insegnante mi propongo ai miei studenti per come sono, con i miei pochi pregi e con i miei molti difetti. La sincerità è alla base di un rapporto onesto. Cerco un confronto ad armi pari, nel massimo rispetto di chi ho davanti. Non giudico mai né emetto sentenze, ma tento di comprendere e, se posso, provo a dare consigli. Quando vedo che sono loro a potermi aiutare, ascolto con molto interesse. Mi piace imparare dai miei studenti; è una cosa che mi stimola tremendamente. Questo loro lo percepiscono. Per questo, credo, andiamo d’accordo.

I ragazzi che racconti in Conta sul tuo cuore forse non sono tanto diversi da quelli che hai incontrato in questi anni come professore a scuola e in TV. Ci racconti come ti sembra questa generazione Z?
È una generazione estremamente fragile. La causa principale di questa fragilità siamo noi adulti, che non siamo più in grado di dar loro dei punti di riferimento certi, presi come siamo da noi stessi, prigionieri del nostro stato di “adultescenti”. Per giunta, la pandemia del Covid-19 e i conseguenti lockdown hanno accentuato la loro fragilità; sono sempre più soli e indifesi in un mondo che sentono sempre più estraneo. E questo non va affatto bene. Ma sono estremamente fragili quanto lo sono i computer; e come i computer, strumenti tecnologici altamente sofisticati, anche i giovani della generazione Z sono in grado di compiere imprese straordinarie. Devono solo trovare la loro strada, come i personaggi del mio libro. Devono liberarsi dai cliché e dagli stereotipi di cui spesso cadono preda; devono smetterla di ripetere a se stessi di non valere niente, come devono smettere anche di ripetere di essere speciali, perché al mondo non c’è nessuno più speciale di qualcun altro e, se siamo tutti speciali, allora speciale non lo è nessuno. Il punto è un altro. Per realizzarsi un giovane deve trovare la propria strada e per farlo deve capire chi è veramente. Deve conoscere se stesso. Già, facile a dirsi, ma difficile a farsi. E allora? Cominciate così, cari ragazzi: ogni mattina, quando vi svegliate, alzatevi, andate allo specchio, guardatevi dritto negli occhi e ripetete a voi stessi: “Conta sul tuo cuore”. 
 

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